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Gestione e diversità floristica nei castagneti da frutto: un equilibrio possibile

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Negli ultimi decenni, le aree montane in Europa e in Italia hanno subito un progressivo abbandono a causa dell’urbanizzazione e dei cambiamenti socio-economici, portando alla riduzione delle pratiche di gestione tradizionali. Tra questi ecosistemi, i castagneti da frutto hanno visto una drastica diminuzione della loro estensione.

Questi ambienti rappresentano una componente fondamentale del paesaggio italiano, sia dal punto di vista ecologico che culturale. Ospitano numerose specie vegetali, animali e fungine e in passato hanno svolto un ruolo essenziale per la sussistenza delle comunità montane. La particolare struttura forestale dei castagneti da frutto, caratterizzata da una combinazione di aree più e meno ombreggiate, favorisce una ricca biodiversità nel sottobosco. Inoltre, la presenza di alberi senescenti con cavità naturali crea habitat ideali per funghi, licheni e insetti. Per questi motivi, i castagneti da frutto sono considerati habitat di interesse comunitario dalla Direttiva Habitat (9260).

Questo testo divulgativo è un estratto della tesi magistrale svolta dalla dott.ssa Martina Montis e dalla dott.ssa Anna Tozzi, nel Monumento Naturale Castagneto Prenestino , sotto la supervisione della Prof.ssa Sabina Burrascano.

Poiché la biodiversità di questi ecosistemi è strettamente legata all’uso tradizionale, risulta cruciale trovare un equilibrio tra conservazione e produzione. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo condotto uno studio sulla diversità floristica dei castagneti da frutto nel Monumento Naturale “Castagneto Prenestino”, analizzando i principali fattori che portano all’abbandono e le strategie gestionali più efficaci per preservare e valorizzare la diversità floristica dell’area.

Nel Monumento Naturale sono state individuate aree a diversa intensità di gestione: un castagneto gestito, mantenuto attivo per la produzione della “Mosciarella”, fatta essiccare nelle “casette” sparse nel castagneto, e caratterizzato da alberi senescenti di dimensioni spesso elevate; un castagneto recentemente abbandonato, con alberi senescenti e una densa copertura dello strato arbustivo; un bosco misto con specie termofile (adattate a temperature medio-elevate), come roverella (Quercus pubescens), frassino (Fraxinus ornus) e carpino orientale (Carpinus orientalis), un’area un tempo gestita, oggi evoluta in bosco.

Attualmente circa il 90% dell’area studiata risulta abbandonato. I fattori che influenzano l’abbandono o la gestione sono molteplici: pendenze più elevate e suoli più rocciosi determinano una maggiore probabilità di abbandono e quindi una progressiva evoluzione verso il bosco misto.

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È stata riscontrata un’elevata diversità floristica indipendentemente dall’intensità di gestione. A seconda degli obiettivi di conservazione e delle necessità produttive, si possono quindi adottare specifiche strategie di gestione. Ad esempio, si potrebbe gestire più intensivamente quelle aree facilmente accessibili, incentivando la produzione, e lasciar evolvere naturalmente quelle meno accessibili. L’elaborazione di un piano di gestione sostenibile è quindi essenziale per coniugare la conservazione della biodiversità e produttività dell’area.

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